Intermeccanica: la casa automobilistica di cui pochi si ricordano

 

Riconoscete il simbolo qui sopra? Si, si tratta di un toro rampante. Quasi qualcosa di mistico. Eppure è il simbolo della Intermeccanica, una casa automobilistica italiana che davvero in pochi ricordano. A dire la verità, la Intermeccanica fu fondata a Torino con lo scopo di fornire componenti per l’elaborazione di vetture Renault, Peugeot, Simca e DKW. Solo qualche anno dopo, nel 1963, i fondatori di questo elaboratore decisero di entrare nel mondo dell’auto con un modello che portava il loro nome.

Al Salone di Torino di quell’anno, infatti, la casa italiana portò al debutto la Apollo GT (foto sopra), sviluppata in collaborazione con un elaboratore di San Francisco. I geni americani si facevano notare sotto il cofano: la Apollo GT, infatti, montava un V8 di origine Buick. Tra il 1963 ed il 1965 furono prodotti 90 esemplari della Apollo GT più 11 versioni cabrio della stessa auto. 

Sulle ali dell’entusiasmo per il successo della sua prima vettura, Intermeccanica siglò con l’imprenditore newyorkese Jack Griffith un accordo per la produzione in America di una nuova auto. La vettura in questione era la Griffith GT (foto sopra): l’aspetto era sicuramente accattivante e l’auto sembrava essere la perfetta evoluzione della Apollo GT. Purtroppo però, a causa della difficile situazione economica in cui si trovò Griffith subito dopo aver siglato l’accordo, la produzione della Griffith GT stentò a decollare, dato che ne furono realizzati poco più di una decina di esemplari.

Dato che l’accordo non aveva rispettato le aspettative, Intermeccanica riuscì a spostare – grazie al sostegno di alcune banche – la produzione in Italia: qui, le vetture prodotte potevano essere 100 all’anno, tutte equipaggiate con motore V8 di origine Ford e cambio progettato dalla casa italiana. Il successo arrivò quindi con l’Italia (foto sopra), vettura prodotta in oltre 400 esemplari tra il 1966 ed il 1970. L’Italia era quindi spinta dal noto V8 Ford in grado di erogare 250 cavalli, mentre le sue forme ricordavano quelle delle Ferrari e delle altre sportive italiane del periodo.

Negli stessi anni – tra il 1967 ed il 1969 – vide la luce anche un’altra auto, auto che – questa volta – presentava una carrozzeria poco convenzionale (foto sopra). Il suo nome era Murena, fu prodotta in soli 11 esemplari, tutti esportati in Nord America. Ad ogni modo, Intermeccanica ottene un grande successo in Europa (soprattutto in Germania) con la Intra (foto sotto). Presentata al Salone di Ginevra del 1971, nasceva su base Opel ma aveva motori Chevrolet.

L’auto ebbe un discreto successo, a seguito del quale furono sviluppate anche altre 2 varianti, una spider ed una fastback. L’auto restò in produzione fino al 1974. Questo fu l’anno del declino per la Intermeccanica. Proprio nel 1974, infatti, i vertici di General Motors all’improvviso decisero di rivedere le proprie politiche, non concedendo più ad Intermeccanica la meccanica Opel, i motori Chevrolet e la sua rete di distribuzione in Europa e Nord America. Naturalmente, tutto queste scelte ebbero conseguenze disastrose per la casa italiana.

La produzione di vetture terminò e la sede venne ricollocata in California, dove venne avviata la produzione autorizzata di repliche Jaguar e Porsche sotto il nome di Automobili Intermeccanica. La crisi petrolifera di metà anni ’70 spinse i vertici dell’ormai ex casa italiana a cambiare ancora la loro sede, questa volta approdando a Vancouver e cambiando ancora una volta la loro ragione sociale: ora, il nuovo nome è Intermeccanica International Inc.

Da allora, la produzione si è concentrata sulla replica della Porsche Convertibile D del 1959 e – da metà anni ’90 – anche su una replica della celebre Volkswagen Kubelwagen, l’auto usata dai militari tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Attualmente, l’azienda è presente solo su 3 mercati (Stati Uniti, Canada e Giappone), ma se si vuole parcheggiare in garage un ricordo degli anni che furono, vi avviso che il mese prossimo andrà all’asta l’Italia che vedete qui sotto. Se avete un bel gruzzoletto da spendere, occasione più unica che rara.