Marchionne, Alfa Romeo e la tecnologia Ferrari

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Il titolo che potete leggere è quello dell’ennesimo capitolo di una saga che purtroppo sembra non voler finire più, quella del rilancio di Alfa Romeo. Il nuovo piano industriale della casa del biscione è atteso tra la fine di aprile e l’inizio di maggio ma, intanto, oltre alle prime indiscrezioni sui possibili modelli, sono apparse in rete anche le dichiarazioni che Sergio Marchionne ha rilasciato durante la conferenza stampa di apertura del Salone di Detroit.

Come saprete, l’attenzione degli appassionati
attorno ad un marchio come Alfa Romeo è sempre alta, che lo si ami o che lo si odi. Di conseguenza, le parole dell’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler hanno suscitato un certo interesse: Marchionne, infatti, ha detto che sarebbe stupido “non sfruttare il know-how della Ferrari per realizzare le nuove Alfa Romeo.

Questa frase del manager al maglioncino avrà sicuramente fatto tanto piacere agli alfisti sparsi in tutto il mondo, facendoli restare ancora più sulle spine in attesa dell’annuncio del nuovo piano industriale, sempre sperando che questa si davvero la volta buona.

E gli altri marchi? Sicuramente, almeno a livello di immagine, quella che sta messa peggio è Lancia, dato che lo storico marchio di Chivasso, negli anni capace di sfornare auto che ancora oggi fanno la storia, sarà utilizzato solamente per la Ypsilon e le sue eredi e (forse) per una nuova Delta.

Inoltre, niente vetture ibride ne elettriche in arrivo, almeno in Europa: nel corso del 2015, arriverà una Chrysler con motore benzina/elettrico, ma la vettura sarà commercializzata solo in Nord America, così come resterà relegata a questa regione anche la versione full-electric della 500, per la quale, come confermato dallo stesso Marchionne, Fiat perde 14’000 Dollari ad ogni auto venduta.

Infine, il mercato italiano. Alla domanda su cosa chiederebbe al Governo per risvegliare il mercato del nostro Paese, Marchionne è stato alquanto chiaro: “Il problema del mercato italiano ha origini ampie e complesse, ed è sicuramente legato all’andamento dell’economia in generale. Prima di tutto, il Governo dovrebbe curare proprio questo aspetto, che poi significa semplicemente fare il suo lavoro”.