Fisker: ora la crisi è più seria

Come già vi ho detto in altre occasioni, Fisker è uno dei costruttori che più apprezzo. La sua Karma, oltre ad essere davvero molto bella, ha un anima tecnologica ed ecologica, meglio di un’auto elettrica e forse anche meglio di un’auto a benzina: stiamo parlando dell’architettura EREV, dove il motore a benzina ha solo il compito di ricaricare le batterie del motore elettrico che a sua volta muove le ruote. I cavalli, poi, sono 260.

Fin dal momento del suo debutto, nel 2008, il successo sembrava essere dietro l’angolo: al pubblico piaceva molto, soprattutto per la sua anima ecologica e le ordinazioni aumentavano giorno dopo giorno, tanto da convincere anche Leonardo Di Caprio ad investire nell’azienda. Oggi, però, i sogni
di gloria di circa cinque anni fa sembrano essere svaniti nel nulla purtroppo. Le cause sono molteplici: mancanza di liquidità per lo sviluppo di nuovi modelli, distruzione di un carico di Karma a New York a causa dell’uragano Sandy e, soprattutto, il fallimento dell’azienda A123 System, azienda che forniva le batterie a Fisker.

Inoltre, una cosa che forse più di tutte dimostra che la crisi è profonda è l’abbandono di Henrik Fisker, colui che questa casa automobilistica l’ha creata praticamente dal nulla. Adesso, la nuova dirigenza del costruttore californiano ha deciso di licenziare 150 dipendenti dalla sua sede centrale, lasciandone operativi appena 40, numero sufficiente per svolgere giusto le funzioni primarie. Ora, come avevamo riportato lo scorso mese, Fisker sembra essere alla ricerca di investitori in Cina, investitori che potranno acquistare o una parte o la totalità della casa a stelle e strisce.

La nuova dirigenza è quindi alla ricerca di nuovo denaro liquido, denaro che servirà prima di tutto a far ripartire la produzione della Karma negli stabilimenti finlandesi della Valmet. Qui, infatti, la produzione è ferma da quando la A123 System (azienda che forniva le batterie) è fallita, nel Novembre 2012. Ad ogni modo, per far ripartire il tutto non basta accendere un interruttore: occorrono ben 380 milioni di Euro. Mica bruscoline. Speriamo che Fisker trovi presto un nuovo investitore: un costruttore del genere non si merita il fallimento.