TVR, cronaca di una fine ingloriosa

Probabilmente, già saprete che il marchio inglese TVR non tornerà mai più alla luce, a meno che non si trovi un milionario e coraggioso investitore (ne avevamo dato notizia a Luglio di quest’anno). Forse, anzi, molto probabilmente, il mancato ritorno sul mercato delle sportive di questa casa automobilistica è collegato alla completa inesperienza in questo campo di Nikolay Smolensky, giovane uomo d’affari russo che decise di acquistare TVR nel 2004 forse avvolto da manie di protagonismo.

Grazie all’eredità (non solo monetaria) del padre (che comunque ha nel suo curriculum il fallimento di una banca nel 1998), Nikolay è diventato socio in affari di Roman Abramovich, riuscendo così ad acquistare in Russia la fama
di “baby oligarca“. Tuttavia, per fare resuscitare una casa automobilistica da poco decaduta ci vuole dell’altro, oltre il vil denaro (la TVR fu acquistata per 15 milioni di Sterline). Nel 2004, Smolensky spedì tutti i macchinari per la produzione degli ultimi modelli TVR (Sagaris e Tuscan) a Dresda, dove la produzione di tali modelli sarebbe dovuta riprendere in collaborazione con un imprenditore tedesco.

Per dirla in parole povere, dopo aver effettuato la spedizione, qualcuno di accorse che non vi erano fondi a sufficienza per iniziare nuovamente la produzione e che questa tipologia di vetture avrebbe incontrato i gusti di una clientela troppo esigua. Da qui, Smolensky dichiarò che le proposte d’acquisto per la società non mancavano, ma che nessuna di queste riusciva a garantire un rilancio futuro credibile per TVR. Sarà per questo motivo che il magnate russo non ha venduto TVR? Perché teneva così a cuore il rilancio di una casa inglese fallita da qualche mese? Non proprio…

La verità è che si cercò di trascinare all’interno del progetto di rilancio la Power Performance, ex TVR Power, storico preparatore ed elaboratore TVR. Il numero uno della società, Dominic Trickett, ha detto di aver rifiutato tale proposta per gli eccessivi investimenti richiesti ed anche perché, dopo aver contatto lo sconosciuto uomo di Dresda presso i quali gli stampi delle vetture sono stati trasferiti, questo signore ha candidamente ammesso di averli rivenduti ad un rottamatore, in quanto di sua proprietà. Giustamente, Trickett ha poi precisato che “probabilmente, nessuno nel mondo avrebbe noleggiato 30 camion allo scopo di cercare degli stampi che nessuno sa dove siano finiti”.

Di conseguenza, TVR sembra essere deceduta per sempre perché qualcuno non sa dove sono andati a finire gli stampi di Tuscan e Sagaris. Forse è meglio così, dato che bisognava essere proprio dei fanatici del marchio inglese per acquistare ancora oggi auto del genere per una cifra probabilmente superiore a 100 mila Euro. Se proprio vogliamo un ritorno TVR, spero che questo marchio sia ceduto a chi ha un minimo di competenza in questo campo e centinaia di milioni di Euro da spendere. Ok, TVR è morta definitivamente, purtroppo.